23 aprile 2009

Il sorriso è universale? (2) Ekman e Fernàndez-Dols. Le funzioni psicologiche del sorriso

Numerosi studi a partire da Darwin (1872) fino a Ekman (1985) hanno inteso il sorriso come l’espressione universale di una esperienza più o meno intensa di gioia e di felicità. Ekman è infatti sostenitore della cosiddetta “prospettiva emotiva”: questa presuppone che le espressioni facciali abbiano un valore emotivo, in quanto costituiscono l’emergenza immediata, spontanea e involontaria delle emozioni provate e sono governate da programmi neuromotori specifici. Pertanto ogni categoria emozionale corrisponde ad una precisa configurazione facciale. Diverse ricerche più recenti, capitanate dallo studioso Fernàndez-Dols, hanno però messo in evidenza che il sorriso non ha un legame né necessario né sufficiente con le emozioni: esso appare invece strettamente connesso con l’interazione sociale. Questa tesi concorda con l’orientamento di un’altra prospettiva riguardante le espressioni facciali, quella comunicativa, secondo cui appunto queste possiedono un valore squisitamente comunicativo in quanto manifestano agli altri le intenzioni del soggetto in base al contesto, e possiedono dunque un intrinseco valore sociale. In quest’ottica, come abbiamo accennato nel precedente post, il sorriso svolge innanzitutto la funzione di promotore dell’affinità relazionale, poiché viene impiegato in condizioni quali quelle di empatia e simpatia, piuttosto che di riappacificazione e rassicurazione, con lo scopo di stabilire e poi mantenere una relazione amichevole e positiva con gli altri. Per avere un’idea basta pensare al fatto che già da piccoli i bambini sorridono quando incontrano un altro bambino che non conoscono, e normalmente, almeno per quanto riguarda la cultura occidentale, il sorriso è una componente costante dei saluti. Il sorriso viene utilizzato allo stesso modo anche in situazioni spiacevoli: se abbiamo compiuto una gaffe nei confronti del nostro interlocutore, ci verrà spontaneo sorridere come segno di scusa e insieme richiesta di accettazione. Un’altra funzione fondamentale del sorriso è quella di regolatore dei rapporti sociali. L’esperienza vi avrà sicuramente offerto l’occasione di constatare che le persone in condizione subordinata sono in qualche modo vincolate a sorridere di più rispetto alla persone in posizione di potere, così come è verificato che le donne sorridono di più degli uomini per motivi di affiliazione e compiacenza. Questo dimostra quanto frequenza e intensità del sorriso siano governate dal potere sociale e dal genere.

1 commento:

  1. L’emozione di gioia è espressa dal sorriso. Abbiamo però numerosi tipi di sorriso la cui maggior parte non ha a che fare con emozioni positive. Il sorriso è un’epressione più complicata di quanto si possa pensare. L’elemento comune alla famiglia dei sorrisi è il cambiamento di aspetto prodotto dal muscolo zigomatico maggiore. L’unico sorriso che esprime la pura emozione di gioia – cioè solo gioia - è dato, secondo la definizione di Paul Ekman, da una determinata configurazione muscolare che comprende la contrazione del muscolo zigomatico maggiore e dell’orbicolare dell’occhio. Inoltre il sorriso sentito o sorriso Duchenne deve avere una serie di ulteriori caratteristiche quali la durata, assimetria e sincronia nelll’ intensità tra le due contrazioni muscolari (Frank&Ekman).
    Informazioni interessanti sull’argomento si trovano sul sito di un gruppo di ricerca dell’Università di Trieste http://www.facsitaly.it/

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