Guardiamo quest’immagine: rappresenta uno dei sorrisi più famosi del mondo, quello enigmatico della “Gioconda” di Leonardo Da Vinci. Possiamo provare a immaginare perché stia sorridendo: perché è felice, oppure perché è calma e tranquilla, magari perché è contenta che Leonardo la stia ritraendo, oppure il suo è un sorriso di circostanza, proprio come quando ci mettiamo in posa per fare una fotografia. Potremmo anche ipotizzare che Leonardo abbia voluto dirci qualcosa di questa donna ritraendola con quest’espressione, ad esempio che era una persona dolce, gentile, affabile e felice.
Da quello che abbiamo detto possiamo desumere come il sorriso sia un’espressione facciale che comunica sentimenti differenti e si presta a interpretazioni diverse, ma pur sempre legate a tratti positivi.
Tale affermazione ci porta a esplorare cosa realmente un’emozione sia. Questo tema è un aspetto fondamentale della psicologia, che riconosce l’importanza delle emozioni quali veicolo di espressione della propria interiorità e mezzo di comunicazione. Oggi la psicologia considera le emozioni come “un allontanamento dal normale stato di quiete dell’organismo” dovuto ad uno stimolo esterno (ad esempio un improvviso rumore assordante) o interno, legato alla valutazione del proprio comportamento in relazione alle norme sociali (ad esempio l’invidia di un impiegato verso un collega che ha ricevuto una promozione). Le emozioni sono inoltre accompagnate da un impulso all’azione (riposta motivazionale), dalla rielaborazione cognitiva dello stimolo e della situazione, e da un insieme di risposte fisiologiche interne.
Tutti questi aspetti motivazionali, cognitivi, affettivi, culturali e fisiologici si celano sotto quelle emozioni che noi riconosciamo osservando l’espressione facciale di una persona. Secondo la “Teoria neuro-culturale” di Ekmann tale espressione sarebbe specifica e determinata da un programma facciale affettivo guidato dal sistema nervoso centrale autonomo. L’espressione a seguito di uno stimolo sorgerebbe da una reazione spontanea e solo successivamente l’individuo potrebbe modificare la sua espressione tramite le “regole di espressione” che ne permettono l’accentuazione, l’attenuazione, la neutralizzazione e la simulazione.
Secondo quest’approccio uno stimolo emotivo positivo porterebbe a sorridere e dare al volto l’espressione che viene riconosciuta come “gioia” e “felicità”. Il sorriso dunque manifesta serenità, benessere e apertura nei confronti di un'altra persona e la sua espressione rivela uno stato emotivo divenendo anche strumento di comunicazione. È perciò compito di colui che si trova a cogliere il sorriso come elemento comunicativo il darne un’interpretazione (se sincero o meno, se accentuato o attenuato, se reale o simulato) in base al contesto e alla situazione in cui si sta interagendo.
Da quello che abbiamo detto possiamo desumere come il sorriso sia un’espressione facciale che comunica sentimenti differenti e si presta a interpretazioni diverse, ma pur sempre legate a tratti positivi.
Tale affermazione ci porta a esplorare cosa realmente un’emozione sia. Questo tema è un aspetto fondamentale della psicologia, che riconosce l’importanza delle emozioni quali veicolo di espressione della propria interiorità e mezzo di comunicazione. Oggi la psicologia considera le emozioni come “un allontanamento dal normale stato di quiete dell’organismo” dovuto ad uno stimolo esterno (ad esempio un improvviso rumore assordante) o interno, legato alla valutazione del proprio comportamento in relazione alle norme sociali (ad esempio l’invidia di un impiegato verso un collega che ha ricevuto una promozione). Le emozioni sono inoltre accompagnate da un impulso all’azione (riposta motivazionale), dalla rielaborazione cognitiva dello stimolo e della situazione, e da un insieme di risposte fisiologiche interne.
Tutti questi aspetti motivazionali, cognitivi, affettivi, culturali e fisiologici si celano sotto quelle emozioni che noi riconosciamo osservando l’espressione facciale di una persona. Secondo la “Teoria neuro-culturale” di Ekmann tale espressione sarebbe specifica e determinata da un programma facciale affettivo guidato dal sistema nervoso centrale autonomo. L’espressione a seguito di uno stimolo sorgerebbe da una reazione spontanea e solo successivamente l’individuo potrebbe modificare la sua espressione tramite le “regole di espressione” che ne permettono l’accentuazione, l’attenuazione, la neutralizzazione e la simulazione.
Secondo quest’approccio uno stimolo emotivo positivo porterebbe a sorridere e dare al volto l’espressione che viene riconosciuta come “gioia” e “felicità”. Il sorriso dunque manifesta serenità, benessere e apertura nei confronti di un'altra persona e la sua espressione rivela uno stato emotivo divenendo anche strumento di comunicazione. È perciò compito di colui che si trova a cogliere il sorriso come elemento comunicativo il darne un’interpretazione (se sincero o meno, se accentuato o attenuato, se reale o simulato) in base al contesto e alla situazione in cui si sta interagendo.
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